Brand image, visual identity, identità visiva, visual… Mille modi di fare confusione, no? In realtà, anche se i nomi sono tanti, si parla sempre di un’unica cosa: gli elementi visivi di un brand e come questi contribuiscono a dare forma alla sua identità e riconoscibilità all’esterno.
Intendo il logo? Certo, ma non solo. Sono tanti gli elementi che la compongono e almeno 5 i motivi per averla.
In questo post ti spiego:
Cos’è una visual identity
La visual identity, in italiano, identità visiva è quell’insieme di elementi grafico-fotografici che rendono riconoscibile un brand. La visual identity, insieme al branding e alla verbal identity sono un po’ come cervello, cuore e sangue del corpo del tuo brand. Gli elementi base, insomma. Quelli senza i quali il corpo non sopravvive.
L’identità visiva c’è sempre. Anche quando non l’abbiamo mai ragionata o progettata, lei comunque c’è.
Sarà amatoriale, raffazzonata, fatta dal cugino, ma c’è. Che sia efficace e memorabile, come il baffo di Nike o il cavallino rampante di Ferrari è tutto un altro campionato.
In concreto la visual identity è un documento in pdf in cui il/la consulente di comunicazione e il/la graphic design ti fanno delle proposte di identità visiva basate sui tuoi obiettivi e personalità di brand. Queste proposte sono accompagnate dal rational, una spiegazione dei ragionamenti che hanno portato a scegliere quel logo o quella palette di colori. Una volta accettata una delle proposte, il/la graphic design invia i file definitivi in tutti i formati.
A cosa serve una visual identity: 5 motivi per averla
La visual identity sparge i suoi benefici a 360 gradi. Ecco perché è bene curarla al meglio, se lavori in proprio:
- ti rende riconoscibile immediatamente. Un risultato auspicabile tra la pazza folla dei social: bastano il rosso, il giallo e i colori dei prodotti, per capire subito che si tratta di McDonald’s;
- ti fa ricordare a lungo: un vantaggio perché quando il target vorrà fare un acquisto, penserà subito a te;
- ti distingue dalla concorrenza: non sei un brand fra tanti, ma tu sei tu;
- diventa essa stessa un prodotto: pensa al monogramma di Louis Vuitton stampato su borse, abiti, valigie;
- comunica emozioni: guarda per esempio quello che succede nello studio del logo di AirBnb.
Per quali brand è indicato avere una visual identity
La visual identity non è un capriccio appannaggio dei grandi brand che possono prendersi il tempo di filosofeggiare su questi fini argomenti, o hanno i capitali per farlo.
Aziende che fanno prodotti, negozi nel centro storico di un paese, artigiani che vendono ai mercatini e medie imprese manifatturiere che non si sono mai occupate troppo del marketing sono tutte candidate perfette per occuparsi della loro visual identity oggi. In un mercato così competitivo, la scelta tra un brand o un altro passa anche (soprattutto) da qui.
Le decisioni d’acquisto infatti sono sempre più emotive e meno lineari: vale la pena quindi connettersi con le persone per dar loro non solo prodotti di alta qualità, ma anche un luogo virtuale in cui stare bene. L’immagine curata è una porta d’ingresso privilegiata per far entrare le persone nel nostro mondo.
Quali sono gli elementi che compongono una visual identity
Ecco gli elementi che fanno parte della visual identity.
- Logo, composto da pittogramma e logotipo. Il pittogramma, tanto per capirci, è il disegno, come la mela morsicata di Apple. Il logotipo è, invece, la scritta che si può accompagnare al pittogramma o essere essa stessa il logo fatto e finito, come nel caso di Coca-Cola. Il logo deve essere facile da interpretare, versatile a diverse grandezze (dal favicon del sito al cartellone per strada), semplice. Spesso vedo in giro dei loghi che non sono loghi: sono illustrazioni usate alla guisa di logo. Non sono i loghi che io consiglio di realizzare perché presentano parecchie insidie.
- Font, il carattere tipografico del brand. È importante definire sia il font del logotipo (che magari è un font custom), ma anche i font dei materiali comunicativi come flyer, testi del sito, grafiche social, pubblicità, cartelle stampa, ecc.
- Palette colore, sono i colori di brand. Una palette ragionata, di solito, ha tra i 3 e i 5 colori. Oltre questo numero rischia di diventare un minestrone. I colori non si scelgono (solo) perché stanno bene insieme, ma soprattutto per il loro significato psicologico, per la loro leggibilità e versatilità. Non tutte le palette hanno colori che funzionano tra loro per leggibilità, come ti mostro in questo esempio:
Grafica coordinata, o elementi grafici. Sono i componenti che, col logo, formano l’identità visiva che verrà usata per packaging, social, materiale promozionale, sito, ecc. Guarda come abbiamo lavorato all’identità di Le Momo, un’azienda di skin care. Le pennellate sono diventate protagoniste sia del sito che delle confezioni dei loro cosmetici:
Foto di branding. Anche le foto fanno parte della visual identity. Le emozioni che vuoi trasmettere con i tuoi scatti dicono molto di te e distinguono il tuo brand. Le riflessioni da fare sulle fotografie valgono sia per i ritratti delle persone, sia per gli scatti di prodotto. Qui vedi un esempio: pop e allegro vs. minimal e delicato. Non c’è un giusto o sbagliato. C’è quello che funziona per il tuo brand e il tuo target.
Sito, il canale più articolato e utile a presentare, informare, vendere. Sul sito puoi utilizzare colori, font ed elementi grafici per rendere il tuo spazio sul web accogliente e personalizzato, proprio come fosse casa tua. Immagina, con quest’arguta analogia, che la visual identity stia al sito, come l’interior design a un appartamento.
Packaging. Se vendi prodotti, sai perfettamente che l’abito confezione fa il monaco. Un pack che si vede ben bene sullo scaffale, che fa piacere esporre sulla mensola del bagno, che spiace gettare, è sinonimo di cura per i propri prodotti e di identità visiva forte e curata.
Materiali stampati. Forse sono il retaggio di un mondo che fu, ma è indubbio che esistano ancora una galassia di output stampati, utilissimi a brand grandi e piccoli. Parlo di carta intestata, cartelline, notes, biglietti da visita, volantini, vele, roll-up per eventi, stand per fiere, sticker per mezzi di trasporto, insegne, menù, cataloghi, riviste, merchandising, ecc. Sono sicura che anche tu hai stampato qualcosa, una volta o l’altra.
Come usare la visual identity in modo concreto
Esattamente come per la brand identity, c’è il rischio che, una volta ricevuto il pdf con la visual identity, un brand si chieda: “Bello, e ora questo rosa+blu+giallo come lo uso? Questi pallini dove li metto?”.
Di solito, le cose sono più semplici se in azienda c’è un/una grafico/a che può adattare l’identità visiva agli output necessari, dal carosello Instagram alla copertina per i preventivi. O se si ha la possibilità di affidarsi a un/a designer o a un’agenzia esterna.
In concreto comunque, gli elementi grafici e le fotografie possono trovare spazio sull’header del sito, la parte in apertura che dà il benvenuto ai visitatori e alle visitatrici.
Sempre sul sito, puoi usare i colori e il font scelto per scrivere grandi frasi di impatto con i valori, i nomi dei prodotti, i concetti chiave.
Usa i colori per i link e i bottoni con le call to action; per i pop-up con i form di iscrizione alla newsletter o le offerte.
Grafiche e foto, colori e font diventano i protagonisti di tutti i contenuti social: caroselli, cover Reel, header, post.
Debitamente animati possono diventare mini video da posizionare sul sito o YouTube.
Un motto tipico del tuo brand, con un colore audace e il tuo font, può diventare una oggetto omaggio (ad esempio, una shopper) per i tuoi e le tue clienti.
Insomma, sky is the limit quando si tratta delle applicazioni dell’identità visiva. Servono un po’ di esperienza e di buon gusto, ma questi utilizzi servono a dare rotondità al brand e a renderlo sempre più unico.
Ti serve un logo o un’identità visiva? Siamo qui!