Nel 2015 ho iniziato a parlare a cuore aperto delle cose della vita e del lavoro, tramite la newsletter di Zandegù.
Fatica ne abbiamo?
L’ho fatto perché, di base, sono una persona che fa fatica. Gli intoppi, anche quelli più semplici, mi agitano. Gli altri mi sembrano sempre sul pezzo, pronti e scattanti ad affrontare tutto. Io mi sento inadeguata, stanca, confusa, spesso persa.
Ho pensato: non mi va di perpetrare l’immagine dell’imprenditore che ha il controllo, non ha mai dubbi, sa tutto, ha la “vision”. Se la smettiamo di fare i fenomeni e ci parliamo francamente, secondo me ne gioviamo tutti. Cresciamo. Impariamo dagli errori degli altri.
Ho pensato: magari non sono la sola a sentirmi così. E infatti non lo ero.
Via gli scudi
Ho iniziato a ricevere tantissime email e messaggi di persone che mi dicono la loro, che condividono altre fatiche, altri dubbi, altri problemi di vita e lavoro. Lo fanno con gli scudi completamente abbassati, senza remore o vergogna.
Le email sono bellissime, scritte spesso bene, a volte male per la fretta di comunicare. Sono divertenti, tristi, affaticate. Sono tutte sincere. Ogni volta che ne leggo una, mi sento meglio: mi sento capita, mi sento meno sola.
Ho capito che queste email, e le newsletter che le hanno generate, sono molto più di un ammasso di bit, sono più di un insieme casuale di lettere.
Queste email sono porte aperte
Porte aperte e mani tese. Io ti faccio vedere un pezzo della mia fragilità e tu ti senti accolto e ti metti in una posizione di fiducia.
Non siamo tutti novelli Tom Cruise, alle convention con l’auricolare, a incitare le masse. Siamo persone che lavorano, in campi spesso complessi e per certi versi nuovi, spesso senza la formazione giusta. Veniamo da percorsi lavorativi pieni di tornanti e strade secondarie, come manco in Bandersnatch.
Ho poi l’impressione che i rapporti umani, ultimamente, si siano assottigliati, sono fatti di pochi veli, come la carta igienica più economica. Servono ma non fanno davvero il loro dovere. Abbiamo mille amici coi social, con gli aperitivi post lavoro, con le compagnie del calcetto e poi ci sentiamo mortalmente soli quando ci sono questioni serie, problemi da risolvere e non si sa mai con chi parlarne. Mancano orecchie, mancano mani pronte a prenderci.
Tom e la carta igienica
Se uniamo tutto questo (Tom Cruise + la carta igienica), è comprensibilissimo che tu legga una mia newsletter e ti senta chiamato in causa, che ti riconosca, che ti venga da rispondere, da mostrarti anche tu altrettanto aperto e onesto, senza costrutti, in semplicità. Persino un’estranea a centinaia di chilometri di distanza dal tuo pc, può diventare un orecchio amico che sa cosa stai passando in quel momento. Anche tu, alla fin fine, ti senti meno solo.
Si può dare di più!
Allora, quello che ho pensato di fare, per questo 2019, è di essere sempre più onesta e generosa. Qui voglio continuare ancora a raccontarti come vanno per me le cose di lavoro con Zandegù, le gioie che sono tante, ma soprattutto le fatiche. Magari sono meno ma pesano di più, rompono le palle, si fanno notare. Voglio raccontarti dei dubbi che mi vengono lungo la strada e come li ho risolti, oppure come non li ho risolti e come mi facciano ancora arrovellare il cervello. Magari la soluzione ce l’hai tu, o ci sei passato e sai dirmi di più.
Basta poco, che ce vo’?
Ed è un processo, questo della condivisione, che mi auguro farai anche tu con i tuoi post, i tuoi social, le tue newsletter. Bada bene, non vuol dire mettersi sullo stesso piano del cliente, o far scegliere a lui quale logo usare per la tua nuova panetteria. Significa solo aprire una porta, raccontare come stanno le cose, condividere saperi, conoscenze, buone pratiche. Così chi volesse intraprendere la tua strada ci può arrivare più preparato. O almeno consapevole di quello che lo aspetta. Siamo qua per tracciare una strada – un pezzetto minuscolo di strada, che so, 10 metri? – e lo facciamo anche per aiutare chi verrà dopo di noi. Non costa niente provare, no?