Cuori
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6 Ottobre 2016

Non siamo al sicuro

E, così, il 10 ottobre entreremo ufficialmente nella Zandecasa.

Il bianco è stato dato, l’acqua funziona, la luce c’è, i proiettori anche. Abbiamo porte e finestre e abbiamo portato dentro alcuni dei mobili che servono.

In questi giorni stiamo montando i banchi a uno a uno e stiamo sistemando l’area comune (che non ha un nome, toccherà inventarsene uno al più presto) con sedie e divani. Nel weekend, invece, andremo a comprare piante e fiori.

Speravamo di avere un sacco di tempo per traslocare e decorare la sede, ma invece i lavori sono ufficialmente finiti il…, ah no! ci sono ancora alcune faccende da sistemare, e così dovremo mettere il super turbo per fare tutto quello che avevamo in mente. Il 10 ottobre, lo so già, ci saranno un sacco di cose ancora incomplete e imperfette ma, promesso, piano piano sistemeremo tutto.

E ora come ci sentiamo?

La realtà è che non lo sappiamo.

Da un lato, quando la tua attività fa un piccolo passo avanti è bellissimo. Ti senti forte, a tratti invincibile, pensi solo positivo, immagini le mille cose che potrai fare, sei gasato, sogni a occhi aperti. Nel nostro caso, prendere una sede è vista da noi e dagli altri come una cosa molto bella e un sacco di persone – amici, conoscenti, clienti, famigliari, sconosciuti – ci stanno aiutando, sostenendo e dicendo cose fantastiche.

Quindi, da un lato viviamo con gli occhi a cuore tutto il giorno.

Dall’altro, non hai idea di quanto questo salto sia stato impegnativo. Forse abbiamo preso la cosa sotto gamba, forse siamo stati troppo ottimisti, ma arriviamo davvero triturati da questi ultimi mesi.

Mille problemi da risolvere, mille ritardi, litigate tremende, stress, errori, documenti da firmare, fatture da pagare, merce che non arriva in tempo, litigate, ore al telefono, incomprensioni, code negli uffici, richieste di fax (fax???), notti insonni, preoccupazione continua, pasti poco sani, litigate, orari a caso, lacrime a litri, moltissime unghie mangiate, qualche birra di troppo e tutto il lavoro quotidiano di Zandegù che doveva comunque andare avanti.

Quindi, dicevo, dall’altro lato, paura, ansia e nervoso come se piovessero.

E non è che ora che finalmente apriremo la porta, sistemeremo i fiori, accenderemo il proiettore e arriveranno i primi corsisti, ecco non è che ora la strada, improvvisamente sarà in discesa.

Questa nuova avventura di Zandegù è bellissima, non siamo pentiti nonostante la stanchezza, siamo esaltati, ma non siamo al sicuro.

La sede è un successo, non è il successo, non è sinonimo di tranquillità per i giorni a venire: i corsisti potrebbero non iscriversi, la sede potrebbe non piacere, i libri potremmo non venderli più, i conti potrebbero non quadrare. Potremmo fare un mega buco nell’acqua, e andare a fondo con in più il peso di 120mq di aule sul groppone.

Secondo me abbiamo fatto una cosa bellissima, sono stra-fiera di Marco e di me e sono felice, ma non siamo al sicuro (e, in fondo, chi lo è?).

Ora inizia il viaggio, quello vero. La salita, quella vera. Non siamo al sicuro e ci godremo alla grande ogni singolo secondo di questa meravigliosa incertezza!

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