“Non ho concorrenti”. Beh, i miei più vivi complimenti! Però voglio essere sfacciatamente onesta con te, visto che ci conosciamo da un bel po’. Non ci credo. Nessuno è privo di concorrenza. Forse Elon Musk con il suo progetto SpaceX?
Quando ho fatto il mio corso sulla content strategy, in tantissimi, quando c’era da fare l’analisi dei propri concorrenti, mi hanno scritto: nessuno fa le cose che faccio io.
Ehhhh, ma che DAVERO? Ok, magari nessuno fa pochette in pelle di australopiteco zebrato. Ma magari pochette in pelle sì. Ecco, quello è un concorrente. E, allora, potrebbero essere concorrenti sia Carpisa che l’artigiano fiorentino, che quella designer americana che vende su Etsy.
Sui concorrenti avrei due cose due da dire.
Devi sapere chi sono
Non puoi vivere con le fette di prosciutto (anche vegano) sugli occhi. Se lavori in proprio devi avere un’idea sufficientemente precisa e chiara di chi sono i tuoi principali concorrenti, di cosa vendono, come e a quanto e di come comunicano. Non devi stalkerarli giorno dopo giorno ma avere un’idea di massima di come agiscono e come si muovono. Specie se sono più avanti di te, potrebbero anticipare dei trend che tu, essendo piccol*, non hai ancora colto. Se li segui potresti imparare da loro qualcosa.
Io con Zandegù ho molto ben presente chi sono i nostri competitors principali e la ritengo una cosa sensata: da un lato ho un’idea precisa del mercato in cui mi muovo, delle cose che vanno e di come risponde il pubblico; dall’altra è uno stimolo a differenziarmi e cercare chiavi di lettura uniche (per quanto si riesce) nella promozione di prodotti molto molto simili gli uni altri altri.
Non devi fartene ossessionare
Ecco, riallacciandomi al discorso sullo stalking di poche righe fa, vorrei anche dirti che non è bene diventare ossessionat* dalla concorrenza. Non è che devi arrivare ad attivare le notifiche ogni volta che esce un loro post su Instagram, vedere ogni singola Storia, leggere immediatamente le newsletter, analizzare minuziosamente la loro offerta per adattare i tuoi prodotti ai loro, cambiare i prezzi perché loro li variano, fare le adv perché loro le stanno facendo da qualche mese.
Insomma, così non va bene. Tu sei tu: non sei solo la copia di mille riassunti. Hai una tua identità, magari ancora in fase di definizione, certo, ma ce l’hai e la devi coltivare. Non appannarla, confondendoti con la concorrenza. Anche perché se opti per questa strada, sappi che la gente, di solito, preferisce l’originale alla copia.
Mantenere l’equilibrio
Bilanciare la necessità di conoscere la concorrenza, per conoscere il mercato, e non diventarne ossessionato non è facile. Ci saranno mesi dove ignori le mosse dei “rivali” (li chiamo così al solo scopo di limitare le ripetizioni) e non sai nemmeno cosa succede fuori dalla porta del tuo ufficio; mesi dove ti verrà un’ansia da prestazione fotonica e controllerai tutto come nemmeno una spia del KGB pensando che sono tutti meglio di te, più preparati e pronti; mesi dove sarai assennat* e equilibrat*.
Di solito, con il tempo e l’esperienza si diventa sempre più zen, ma picchi di stalking e picchi di menefreghismo continueranno a visitarti: è normale, facci l’abitudine, e prendili per quello che sono. Momenti.
Quello che conta è avere ben chiaro chi sei come marca, avere obiettivi strategici precisi e coltivare la clientela in modo che diventi fedele e ritorni. La tua personalità di marca vincerà sempre, se saprai definirla e renderla via via più precisa e ad “alta risoluzione”. Io credo ancora che l’onestà sia molto apprezzata dalle persone. Magari non avrai il prodotto o il servizio più originale del mondo (e chi lo ha? Hai notato che noi campiamo di corsi?), ma chi sei nel profondo e come dici e vendi le cose tu, non lo farà davvero nessun altro. È questo il vantaggio che, se coltivato, ti farà durare nel tempo.
Tocca a te!
Dimmi la verità? Anche tu pensi di non avere concorrenti? O li hai? Fai un esercizio: elenca i tuoi 3 concorrenti più diretti e 3 concorrenti (gli stessi o anche altri) che stimi tantissimo per offerta e comunicazione (segna vicino a ognuno perché lo stimi).
Poi, sulla base della tua analisi, chiediti: vedendo cosa faccio io e cosa fanno i miei concorrenti, cosa posso dire del mercato in cui opero? Cosa vendiamo e a quale prezzo? Quali sono i punti in comune e le differenze? Cosa distingue gli altri e cosa me? Perché le persone dovrebbero scegliere me invece di XYZ?
Sono domande molto semplici, ma ti aiutano a dare una piccola e semplice definizione del mercato in cui operi: torna sicuramente utile per prendere decisioni strategiche.