Chiedere aiuto
Chiedere aiuto
26 Gennaio 2017

Chiedere aiuto

Forse che siamo tuttologi?

No, raga, non lo siamo e, infatti, non facciamo tutto da soli.

Quando eravamo cartacei, invece, non ci è mai passato manco per l’anticamera del cervello. Non so quante volte ho detto a Marco che ero il poster-child dell’arte di arrangiarsi italiana. Ci serve un impaginatore: ok ci provo. Abbiamo bisogno di un sito: ok, faccio io. Dobbiamo fare delle grafiche: ok, ora mi ingegno. A volte i risultati erano buoni, tante scarsissimi e, la maggior parte, davvero mediocri. Ma perché non chiedevamo aiuto?

Secondo me per due motivi: uno – che è quasi una scusa dietro cui nascondersi – è che non avevamo mai budget da spendere per professionisti, collaboratori, aiutanti, eccetera.

L’altro è che avevamo già iniziato a gettare la spugna, eravamo demotivati, non ci sembrava importante investire e provare a fare sul serio.

Si cambia müsica

Quando abbiamo riaperto, quindi, avevamo il netto sentore che il metano ti dà una mano. Abbiamo iniziato subito prendendo una stagista e un grafico professionista. Per il sito, invece, ci siamo arrangiati e, secondo me, a conti fatti, per i primi tempi abbiamo fatto bene.

Poi però è arrivato un momento topico, nel 2015. Quello dove io ogni 3×2 volevo cambiare qualcosa, aggiungevo al sito una grafichetta fatta su Canva, prendevo qua e là delle foto di stock (free ovviamente!), postavo sui social mille contenuti al giorno spesso promozionali (e spesso incredibilmente osceni come questo. Ma perché nessuno mi ha fermata?), finché un giorno ho guardato Marco e gli ho detto: “Secondo me abbiamo un problema di comunicazione”.

“Ma come, sei sicura? Proprio noi che facciamo della comunicazione il nostro flower all’occhiello?”

Mitch Buchannon

Ebbene sì, magari eravamo già bravini, c’era una certa predisposizione, ma stavamo andando fuori fuoco, ci stavamo agitando in mare aperto, presi dall’ansia di fare mille cose. Ci serviva un bagnino a darci un pugno forte in faccia e a riportaci sani e salvi a riva.

Ok, in tutta onestà, non è affatto facile ammettere di avere un problema. E poi non è stato per niente semplice decidere di stanziare una parte di quel budget, che avevamo messo via per emergenze e ferie, per pagare qualcuno per una cosa che si chiama “consulenza”. Cioè, non un oggetto tangibile e che scarti e che usi, come può essere un macchinario o un computer o degli attrezzi, ma delle parole, dei pensieri, delle idee.

Arrivano Enrica e Ivan

Ci abbiamo pensato, ci siamo fidati e abbiamo chiesto aiuto a Enrica e a Ivan e lo hanno fatto, secondo noi, in modo eccellente. Infatti, sono passati 2 anni e ancora collaboriamo con tantissima gioia. Il lavoro con loro è stato davvero tosto, proprio un mettersi a nudo: abbiamo sistemato l’offerta, la comunicazione, i prezzi, i social, il blog e, cosa non da poco, abbiamo rancato via il vecchio sito (poco adatto alle nostre esigenze), rifacendolo da zero.

Il paradosso dell’aiuto

Quando finisci un lavoro del genere, lungo e molto faticoso, pensi (speri?) che questo aiuto ti serva solo una tantum. Sicuramente, ci sono casi dove succede così, ti fai dare una mano una volta e stop. Ma, per la nostra esperienza, abbiamo notato che più diventiamo bravi nel nostro lavoro, più abbiamo bisogno di aiuto.

So che ti sembrerà paradossale ma è così: il lavoro aumenta e più persone ci seguono, quindi, giustamente, vogliamo che i nostri standard professionali siano sempre più alti. Abbiamo una grande responsabilità verso chi ci sceglie e dobbiamo garantire che tutto quello che esce a marchio Zandegù sia fatto al meglio. E il meglio, chiaro, non possiamo certo farlo da soli.

Non è che siamo esperti di marketing, di SEO, di grafica, di pr, di fotografia, di video, eccetera. Quindi, se da un lato lavoriamo ogni giorno per migliorarci nelle cose che già sappiamo fare (comunicazione, editing, didattica, cretinery), dall’altro ci siamo resi conto che dobbiamo avere la lungimiranza di ammettere che alcune cose non siamo in grado di farle come vorremmo e che, quindi, ci serve aiuto.

‘Naltra banalità?

Sembra banale? Per noi non lo è affatto: negli anni abbiamo conosciuto un sacco di gente che voleva mettersi in proprio e che era tuttologa. Noi abbiamo provato a dare due dritte, raccontare la nostra esperienza (che conta come il due di picche, ma magari qualcosa di buono se ne può comunque ricavare) e niente: non siamo mai stati ascoltati. Perché troverai sempre quello che sa fare tutto, che non lo freghi, che grazie ma me la cavo da solo, che è più furbo, che sa come fare, che legge due cose su Google e ci arriva, che tanto cosa ci va a fare un sito e due post su Facebook.

La squadra si allarga ♥ con Nene e Ale

Beh, noi invece ci mettiamo un sacco. E così, mentre il 2016 finiva, abbiamo pensato che era arrivato il momento di farci dare ancora di più una mano: la nostra adoratissima Irene Roncoroni, che già ci segue da 3 anni come ufficio stampa d’assalto, ora collabora anche alla pianificazione degli eventi e alla gestione quotidiana di Twitter e Instagram.

E siccome abbiamo sempre bisogno di grafiche, oltre al nostro Davide Canesi, che continuerà a occuparsi delle copertine degli ebook, abbiamo assoldato anche Alessandro Pelissetti, che ci darà una mano a creare una grafica spaccaculi per eventi, gadget, corsi, flyer e chi più ne ha più ne metta.

E quindi?

Quindi boh basta. Abbiamo deciso che non siamo più orsi, che non c’abbiamo voglia di stare soli, che ci va di aprirci alle idee degli altri, agli sforzi condivisi che sono decisamente più sopportabili, ai successi che non sono solo tuoi ma sono di tutti, che tuttologi è una chimera, che ammettere di non sapere fare delle cose non è un segno di debolezza, che i soldi spesi per la forza lavoro sono soldi moooolto ben spesi, anzi forse quelli meglio spesi. Insieme – a docenti, autori, collaboratori, amici, corsisti, lettori, gente di passaggio – faremo grandi cose (tiè, tiè tiè. La scaramanzia non è mai troppa!).

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